Palazzo reale di Caserta fu voluto dal re di Napoli Carlo di Borbone, il quale, meravigliato dalla bellezza del
paesaggio casertano e desideroso di avere una degna sede di rappresentanza del
suo governo e della capitale Napoli. volle che venisse costruita una reggia tale da poter
reggere il confronto con quella di Versailles. Inizialmente l’idea era di costruita a Napoli, ma Carlo di Borbone, cosciente della considerevole
vulnerabilità della capitale ad eventuali attacchi (specie da mare), pensò di
costruirla verso l'entroterra, nell'area casertana: un luogo più sicuro e
tuttavia non troppo distante da Napoli. Il sovrano si rivolse all'architetto Vanvitelli Luigi. Il re chiese che il progetto comprendesse, oltre al
palazzo, il parco e la sistemazione dell'area urbana circostante. La nuova
reggia doveva essere simbolo del nuovo stato borbonico e
manifestare potenza e grandiosità, ma anche essere efficiente e razionale. Il
progetto si inseriva nel più ampio piano politico di re Carlo di Borbone, che
probabilmente voleva anche spostare alcune strutture amministrative dello stato nella
nuova Reggia, collegandola alla capitale Napoli con un vialone monumentale di
oltre 20 km. Questo piano fu però realizzato solo in parte; anche lo
stesso palazzo reale non fu completato della cupola e
delle torri angolari previste inizialmente.
Vanvitelli
giunse a Caserta nel 1751 e
iniziò subito la progettazione del palazzo commissionatogli, con l'obbligo di
farne uno dei più belli d'Europa. Il 22 novembre di
quell'anno l'architetto sottopose al re di Napoli il progetto definitivo per l'approvazione. Due mesi dopo, il 20 gennaio 1752 genetliaco del
re, nel corso di una solenne cerimonia alla presenza della famiglia reale con
squadroni di cavalieri e di dragoni che
segnavano il perimetro dell'edificio, fu posta la prima pietra. Tale momento
viene ricordato dall'affresco di Gennaro Maldarelli che
campeggia nella volta della Sala del Trono.
L'opera
faraonica che il re di Napoli gli aveva richiesto spinse Vanvitelli a
circondarsi di validi collaboratori: Marcello Fronton lo
affiancò nei lavori del palazzo, Francesco Collecini in quelli del parco e dell'acquedotto , mentre Martin Biancour, di Parigi, venne nominato capo-giardiniere. L'anno dopo, quando i
lavori della reggia erano già a buon punto, venne iniziata la costruzione del
parco. I lavori durarono complessivamente diversi anni e alcuni dettagli
rimasero incompiuti. Nel 1759, infatti, Carlo di Borbone di Napoli era salito al trono
di Spagna (con
il nome di Carlo III) ed aveva lasciato Napoli per Madrid.
I sovrani
che gli succedettero, Ferdinando IV divenuto poi dopo il congresso di Vienna Ferdinando , e Gioacchino Murat, che all'abbellimento della reggia diede un certo
contributo, col quale
ebbe termine in Italia la
dinastia dei Borbone, non condivisero lo stesso entusiasmo di Carlo di
Borbone per la realizzazione della Reggia. Inoltre, mentre ancora nel 18° secolo non
era difficile reperire manodopera economica grazie ai cosiddetti Barbareschi catturati
dalle navi napoletane nelle operazioni di repressione della pirateria praticata
dalle popolazioni rivierasche del nordafrica, tale fonte di manodopera si
azzerò nel secolo successivo con il controllo francese dell'Algeria.
Infine, il 1 marzo 1773 morì
Vanvitelli al quale successe il figlio Carlo: questi, anch'egli valido architetto, era però meno
estroso e caparbio del padre, al punto che trovò notevoli difficoltà a compiere
l'opera secondo il progetto paterno.
La reggia,
definita l'ultima grande realizzazione del Barocco italiano, fu terminata nel 1845 (sebbene
fosse già abitata nel 1780), risultando un grandioso complesso di 1200 stanze e
1790 finestre, per una spesa complessiva di 8.711.000 ducati. Nel lato meridionale, il palazzo è lungo 249 metri,
alto 37,83, decorato con dodici colonne. La facciata principale presenta un avancorpo centrale
sormontato da un frontone; ai lati del prospetto, dove il corpo di fabbrica
longitudinale si interseca con quello trasversale, si innestano altri due
avancorpi. La facciata sul giardino è uguale alla precedente, ma presenta
finestre inquadrate da lesene scanalate.
Nel
complesso, la reggia ricopre un'area di circa 47.000 m². Oltre
alla costruzione perimetrale rettangolare, il palazzo ha, all'interno del
rettangolo, due corpi di fabbricato che s'intersecano a croce e formano quattro
vasti cortili interni di oltre 3.800 m² ciascuno.
Oltre la
soglia dell'entrata principale alla reggia si apre un vasto vestibolo
ottagonale del diametro di 15,22 metri, adorno di venti colonne doriche. A
destra e a sinistra si inseriscono i passaggi che portano ai cortili interni,
mentre frontalmente un triplice porticato immette al centro topografico della
reggia. In fondo, un terzo vestibolo dà adito al parco. Su un lato del
vestibolo ottagonale si apre il magnifico scalone reale a doppia rampa, un
autentico capolavoro di architettura tardo barocca, largo 18,50 metri alto 14,50 metri e dotato
di 117 gradini, immortalato in numerose pellicole cinematografiche. Ai margini
del primo pianerottolo della scalinata si trovano due leoni in marmo di Pietro Solari e Paolo Persico, mentre il
soffitto, caratterizzato da una doppia volta ellittica, fu affrescato da Girolamo starace-francis con Le quattro Stagioni e La
reggia di Apollo; sulla parete centrale è addossata una statua di Carlo di Borbone, opera di Tommaso Solari, affiancata
da La verità e Il
merito, realizzate rispettivamente da Andrea Violani e Gaetano Salomone.
Invece la
prima sala degli appartamenti veri e propri è quella degli Alabardieri, con dipinti di Domenico Mondo(1785), alla quale segue quella delle guardie del corpo,
arredata in stile impero e
impreziosita da dodici bassorilievi di Gaetano Salomone, Paolo Persico e Tommaso Bucciano. La successiva sala, intitolata ad Alessandro il Grande
e detta del "baciamano", è affrescata da Mariano Rossi, che vi rappresentò il matrimonio
tra Alessandro e Rossane (1787). Si trova al centro della facciata principale e funge
da disimpegno tra l'Appartamento Vecchio e l'Appartamento Nuovo.
L'Appartamento
Vecchio, posto sulla sinistra, fu il primo ad essere abitato da Ferdinando lV e
dalla consorte maria Carolina ed è
composto da una serie di stanze con pareti rivestite in seta della fabbrica di San Leucio. Oltre la camera è la sala dei ricevimenti,
che, mediante una serie di anticamere, è collegata direttamente alla Biblioteca
Palatina e quindi alla cosiddetta Sala Ellittica, che ospita un fulgido esempio
di Presepe napoletano.
L'Appartamento
Nuovo, posto sulla destra della sala di Alessandro il Grande, fu costruito tra
il 1806 ed il
1845. Proseguendo , si giunge quindi all'imponente Sala del Trono, che
rappresenta l'ambiente più ricco e suggestivo degli appartamenti reali. Questo
era il luogo dove il re riceveva ambasciatori e delegazioni ufficiali, in cui
si amministrava la giustizia del sovrano e si tenevano i fastosi balli di
corte. Una sala lunga 36 metri e larga 13,50, ricchissima di dorature e
pitture, che fu terminata nel 1845 su
progetto dell'architetto Gaetano Genovese. Le successive stanze rappresentano il cuore
dell'Appartamento Nuovo e furono ultimate dopo il 1816.
Il parco reale di caserta si estende per 3 chilometri di
lunghezza, con sviluppo Sud-Nord, su 120 ettari di superficie. In corrispondenza
del centro della facciata posteriore del palazzo si dipartono due lunghi viali
paralleli fra i quali si interpongono una serie di suggestive fontane che,
partendo dal limitare settentrionale del Giardino all'italiana, collegano a questo
il Giardino all'inglese: La Fontana Margherita. La
Vasca e Fontana dei Delfini. La Vasca e Fontana di Eolo. La Vasca e Fontana
di Cerere;. Cascatelle e Fontana
di Venere e Adone ,La fontana di Diana e Atteone sovrastata dalle Grandi cascate terminali.
Le vasche sono popolate da numerosi pesci,
specialmente carpe e carassidi, e vi vegetano piante acquatiche delle specie spicatum e potamogeno crispus.
Giardino all'inglese
All'interno del parco fu realizzato da john andrea Graefer un
giardino voluto dalla regina Maria Carolina d'Asburgo-Lorena, moglie di Ferdinando IV, secondo i dettami dell'epoca
che videro prevalere il giardino di paesaggio o detto all'inglese, sottolineatura dell'origine britannica di
spazi il più possibile fedeli alla natura (o almeno alla sua interpretazione
secondo i canoni del Romanticismo).
L'opera di John Andrea Graefer cominciò
nel 1786 e consentì al giardino di formarsi, di anno in
anno, con piante e sementi individuate a capri, Agnano; Salerno, Solfatara, Gaeta.
Il giardino è caratterizzato dall'apparente
disordine "naturale" di piante (molte le essenze rare e, comunque,
non autoctone), corsi d'acqua, laghetti, "rovine" secondo la moda
nascente derivata dai recenti scavi pompeani. Di spicco, il bagno di Venere, il criptoportico i ruderi del tempio dorico.
Le fontane del parco sono alimentate dell'acquedotto Carolino, che fu inaugurato
nel 1762 da re Ferdinando IV. Quest'opera che attinge
l'acqua a 41 km di distanza è, per la maggior parte, costruita in
gallerie, che attraversano 6 rilievi, e 3 viadotti (molto noto quello
denominato ( i ponti della valle) sito in Valle di Maddaloni, di 60 metri di altezza e
528 metri di lunghezza, ispirato agli acquedotti di epoca romana).
Il suo
autore, John Andrea Graefer, lasciò la Reggia di Caserta il 23 dicembre 1798 imbarcandosi sulla nave dell'ammiraglio Nelson insieme alla famiglia reale in fuga dall'arrivo dei francesi. Il
giardino fu curato negli anni successivi dai tre figli di Graefer che presero
in fitto il giardino dal Direttorio francese di Napoli e lo curarono salvandolo dalla
rovina.