ROMA - Sono ore decisive per il futuro di Massimiliano Allegri sulla panchina del Milan. Apparentemente in casa rossonera il tecnico sembrerebbe godere ancora della fiducia necessaria a continuare la stagione, ma non è detto che le cose possano cambiare rapidamente. Oggi il patron Silvio Berlusconi ha pranzato con i figli come ogni lunedì, ma non dovrebbero esserci in programma incontri con l'ad Adriano Galliani e la situazione allenatore, almeno per ora, resta in stand-by. Sicuramente dalle parti di Milanello piace molto il nome di Filippo Inzaghi, ma non si vuole rischiare di bruciarlo. Per questo nelle ultime ore ha preso corpo la pista che porta all'ex Ct dell'Under 21, Devis Mangia. Il Milan si ritroverà mercoledì alle 14.30 e già per quella data dovrebbe essere fatta chiarezza sulla guida tecnica. Non è escluso, quindi, che ci possa essere ancora Allegri, atteso da un altro esame in occasione dell'amichevole in programma sabato a Berna. Un'altra figuraccia come quella nel test con il Caen non sarebbe tollerata.
CASA MILAN - Barbara Berlusconi, membro del cda rossonero, assieme alla sorella Eleonora in mattinata ha visitato Casa Milan, la nuova sede del club in zona Portello. Lì da domani si trasferirà anche Galliani, che oggi quindi sta trascorrendo la sua ultima giornata di lavoro negli uffici della sede di via Turati, e nel pomeriggio non parteciperà alla tavola rotonda 'I leader, tra sport e impresà in programma all'Università Bocconi di Milano, dove era invitato assieme, fra gli altri, a Stefano Domenicali, team principal della Scuderia Ferrari, Simone Pianigiani, ct della nazionale di Basket, Livio Proli, presidente dell'Olimpia Milano, Dino Meneghin e Dan Peterson.
lunedì 11 novembre 2013
Maltempo: È arrivato l’inverno
Pioggia, vento, freddo e neve
Piogge, prima neve a quote relativamente basse, brusco calo delle temperature, vento forte: l’inizio della settimana ci fa entrare in pieno ed improvvisamente nell’inverno. Trasporti a singhiozzo, da domenica sera, in varie regioni d’Italia, dalla Liguria alla Campania, a causa del passaggio di una perturbazione con pioggia e vento, in qualche caso particolarmente intensi. Le temperature hanno subito ovunque un brusco abbassamento, e in diverse regioni è caduta la prima neve.
MAREGGIATE - Il Maestrale fino a 50 nodi ha battuto sulle colline genovesi. Le raffiche di vento hanno spazzato Genova e provincia, causando danni e forti disagi per i trasporti. Voli cancellati o dirottati domenica sera per l’aeroporto Cristoforo Colombo, navi ferme nei porti del Nord della Sardegna verso il porto di Genova, terminal portuali fermi. Non va meglio in città, dove i vigili del fuoco hanno ricevuto centinaia di chiamate per tettoie scoperchiate, alberi caduti, auto distrutte da cornicioni franati per il vento. Non si placa neppure la mareggiata, che batte forte su tutta la costa della provincia. Un mezzo pesante si è ribaltato sull’ autostrada A10, provocando otto chilometri di coda.Paralizzato il traffico marittimo con la Sardegna per le raffiche di maestrale che hanno raggiunto i 100 km l’ora e il mare forza 7. A causa della raffiche di vento che rendono poco sicure le operazioni di carico e scarico delle merci, è stato chiuso il porto di Voltri mentre l’attività nello scalo di Genova è stata rallentata e ridotta al minimo.
BORA -Anche a Trieste la bora ha cominciato a soffiare dalla notte e, secondo quanto rilevato dall’Osmer, ha raggiunto la velocità di 103 chilometri orari. Alberi caduti e linee elettriche interrotte in numerose zone delle province di Udine e di Pordenone a causa del forte vento che sta interessando dalla notte scorsa il Friuli Venezia Giulia. Il vento di tramontana ha superato i 100 chilometri orari. I Vigili del fuoco stanno lavorando dall’alba per mettere in sicurezza le aree più colpite, in particolare il cividalese e la Bassa friulana.
ALLERTA ACQUE - I treni portano ritardi fino a 80 minuti e oltre, lungo la linea ferroviaria Ancona-Bologna a causa di ripetuti guasti elettrici provocati dal maltempo. Allerta nel Pesarese per il livello dei fiumi dopo le piogge intense della nottata. Danni e linee elettriche interrotte anche in Friuli-Venezia Giulia, specialmente nelle province di Udine e Pordenone. Alle 4:40 la circolazione fra Pesaro e Fano è stata interrotta a causa di un guasto al sistema di distanziamento dei treni dovuto alle scariche elettriche dei temporali. Dalle 6:50 la circolazione dei convogli verso Bologna è ripresa a senso unico alternato
All’idrometro degli Uffizi a Firenze l’ Arno è disceso sotto il primo livello di guardia e tutti gli altri corsi d’acqua risultano regolari. Pertanto il Servizio di Piena della Provincia, che ra stato aperto alle 2 quando il fiume aveva superato il primo livello di guardia, è stato chiuso. All’Aquila città la temperatura si attesta sui 5 gradi mentre a a Capo Imperatore l aneve ha raggiunto il mezzo metro. Disagi e alberi caduti sul territorio di Fiumicino. Raffiche di oltre 30 nodi spazzolano il litorale. Anche la Sardegna è stata sferzata dal vento con disagi e danni. Al nord sono ripresi i collegamenti tra la Sardegna e la Corsica che ieri erano stati sospesi, e partiranno oggi le navi ferme in porto da ieri. Slittata di 24 ore anche la partenza della nave Cagliari-Civitavecchia prevista per ieri sera alle 19.
Piogge, prima neve a quote relativamente basse, brusco calo delle temperature, vento forte: l’inizio della settimana ci fa entrare in pieno ed improvvisamente nell’inverno. Trasporti a singhiozzo, da domenica sera, in varie regioni d’Italia, dalla Liguria alla Campania, a causa del passaggio di una perturbazione con pioggia e vento, in qualche caso particolarmente intensi. Le temperature hanno subito ovunque un brusco abbassamento, e in diverse regioni è caduta la prima neve.
MAREGGIATE - Il Maestrale fino a 50 nodi ha battuto sulle colline genovesi. Le raffiche di vento hanno spazzato Genova e provincia, causando danni e forti disagi per i trasporti. Voli cancellati o dirottati domenica sera per l’aeroporto Cristoforo Colombo, navi ferme nei porti del Nord della Sardegna verso il porto di Genova, terminal portuali fermi. Non va meglio in città, dove i vigili del fuoco hanno ricevuto centinaia di chiamate per tettoie scoperchiate, alberi caduti, auto distrutte da cornicioni franati per il vento. Non si placa neppure la mareggiata, che batte forte su tutta la costa della provincia. Un mezzo pesante si è ribaltato sull’ autostrada A10, provocando otto chilometri di coda.Paralizzato il traffico marittimo con la Sardegna per le raffiche di maestrale che hanno raggiunto i 100 km l’ora e il mare forza 7. A causa della raffiche di vento che rendono poco sicure le operazioni di carico e scarico delle merci, è stato chiuso il porto di Voltri mentre l’attività nello scalo di Genova è stata rallentata e ridotta al minimo.
BORA -Anche a Trieste la bora ha cominciato a soffiare dalla notte e, secondo quanto rilevato dall’Osmer, ha raggiunto la velocità di 103 chilometri orari. Alberi caduti e linee elettriche interrotte in numerose zone delle province di Udine e di Pordenone a causa del forte vento che sta interessando dalla notte scorsa il Friuli Venezia Giulia. Il vento di tramontana ha superato i 100 chilometri orari. I Vigili del fuoco stanno lavorando dall’alba per mettere in sicurezza le aree più colpite, in particolare il cividalese e la Bassa friulana.
ALLERTA ACQUE - I treni portano ritardi fino a 80 minuti e oltre, lungo la linea ferroviaria Ancona-Bologna a causa di ripetuti guasti elettrici provocati dal maltempo. Allerta nel Pesarese per il livello dei fiumi dopo le piogge intense della nottata. Danni e linee elettriche interrotte anche in Friuli-Venezia Giulia, specialmente nelle province di Udine e Pordenone. Alle 4:40 la circolazione fra Pesaro e Fano è stata interrotta a causa di un guasto al sistema di distanziamento dei treni dovuto alle scariche elettriche dei temporali. Dalle 6:50 la circolazione dei convogli verso Bologna è ripresa a senso unico alternato
All’idrometro degli Uffizi a Firenze l’ Arno è disceso sotto il primo livello di guardia e tutti gli altri corsi d’acqua risultano regolari. Pertanto il Servizio di Piena della Provincia, che ra stato aperto alle 2 quando il fiume aveva superato il primo livello di guardia, è stato chiuso. All’Aquila città la temperatura si attesta sui 5 gradi mentre a a Capo Imperatore l aneve ha raggiunto il mezzo metro. Disagi e alberi caduti sul territorio di Fiumicino. Raffiche di oltre 30 nodi spazzolano il litorale. Anche la Sardegna è stata sferzata dal vento con disagi e danni. Al nord sono ripresi i collegamenti tra la Sardegna e la Corsica che ieri erano stati sospesi, e partiranno oggi le navi ferme in porto da ieri. Slittata di 24 ore anche la partenza della nave Cagliari-Civitavecchia prevista per ieri sera alle 19.
Svelato il meccanismo della morte in culla, il cervello dimentica di dare l'allerta
E' l'incubo di tutti i neo genitori, la morte in culla dei neonati. Un gruppo di ricercatori statunitensi ha scoperto che la causa della sindrome della morte improvvisa infantile (Sids): un problema ad alcuni neurotrasmettitori che impediscono al bambino di svegliarsi in situazioni pericolose come quando stanno assumendo troppo poco ossigeno. Lo studio, pubblicato dalla rivista Pediatrics, sottolinea come sia comunque fondamentale continuare a seguire le regole giuste per mettere a letto i piccoli per evitare situazioni pericolose.
Lo studio. Da tempo gli esperti cercano di capire le ragioni di questa morte che colpisce bambini piccolissimi nel sonno. I ricercatori del Boston Children's Hospital hanno analizzato campioni del cervello di 71 bambini morti per presunta Sids tra il 1995 e il 2008. Fra loro ce ne erano alcuni messi a dormire in condizioni considerate poco sicure, ad esempio a faccia in giù, ma anche altri addormentati in posizioni sicure. In tutti i casi sono state trovate alterazioni nei livelli di alcuni neurotrasmettitori, dalla serotonina ai cosiddetti recettori Gaba. "Queste sostanze controllano respirazione, ritmo cardiaco, pressione e temperatura - spiegano gli autori - e in questo caso impediscono ai bambini di svegliarsi se respirano troppa anidride carbonica o il corpo diventa troppo caldo. Le regole per una corretta messa a letto restano quindi fondamentali, per evitare di mettere i bimbi in situazioni a rischio asfissia da cui non sono in grado di difendersi".
Colpa del lettone. Secondo una ricerca di qualche mese fa della London School of Hygiene and Tropical Medicine pubblicata sul British Medical Journal, il rischio di "morte nella culla" si quintuplica se il bebé dorme nel letto dei genitori. Lo studio è stato effettuato su un campione di 1.472 casi di Sids e 4.679 bimbi del gruppo di controllo ed è la più ampia ricerca mai effettuata a livello individuale sul problema.
I consigli. Il maggior numero di casi di Sids si registra fra i 2 e 4 mesi, soprattutto nel periodo invernale. E' più rara dopo i 6 mesi, eccezionale nel primo mese. I pediatri consigliano comunque di seguire alcune regole per mettere a letto i bambini, soprattutto quelli che hanno meno di 3-4 mesi. E' importante mettere il neonato nella posizione più idonea, che è quella sulla schiena, su materasso rigido, senza cuscino. E' opportuno non metterlo mai nel letto dei genitori. Inoltre non tenerlo il bambino in ambienti dove si fuma, non coprirlo troppo, e mantenere la temperatura ambientale a 18-20 gradi. Anche l'impiego del ciuccio nel sonno dopo il primo mese di vita, può ridurre il rischio Sids.
Lo studio. Da tempo gli esperti cercano di capire le ragioni di questa morte che colpisce bambini piccolissimi nel sonno. I ricercatori del Boston Children's Hospital hanno analizzato campioni del cervello di 71 bambini morti per presunta Sids tra il 1995 e il 2008. Fra loro ce ne erano alcuni messi a dormire in condizioni considerate poco sicure, ad esempio a faccia in giù, ma anche altri addormentati in posizioni sicure. In tutti i casi sono state trovate alterazioni nei livelli di alcuni neurotrasmettitori, dalla serotonina ai cosiddetti recettori Gaba. "Queste sostanze controllano respirazione, ritmo cardiaco, pressione e temperatura - spiegano gli autori - e in questo caso impediscono ai bambini di svegliarsi se respirano troppa anidride carbonica o il corpo diventa troppo caldo. Le regole per una corretta messa a letto restano quindi fondamentali, per evitare di mettere i bimbi in situazioni a rischio asfissia da cui non sono in grado di difendersi".
Colpa del lettone. Secondo una ricerca di qualche mese fa della London School of Hygiene and Tropical Medicine pubblicata sul British Medical Journal, il rischio di "morte nella culla" si quintuplica se il bebé dorme nel letto dei genitori. Lo studio è stato effettuato su un campione di 1.472 casi di Sids e 4.679 bimbi del gruppo di controllo ed è la più ampia ricerca mai effettuata a livello individuale sul problema.
I consigli. Il maggior numero di casi di Sids si registra fra i 2 e 4 mesi, soprattutto nel periodo invernale. E' più rara dopo i 6 mesi, eccezionale nel primo mese. I pediatri consigliano comunque di seguire alcune regole per mettere a letto i bambini, soprattutto quelli che hanno meno di 3-4 mesi. E' importante mettere il neonato nella posizione più idonea, che è quella sulla schiena, su materasso rigido, senza cuscino. E' opportuno non metterlo mai nel letto dei genitori. Inoltre non tenerlo il bambino in ambienti dove si fuma, non coprirlo troppo, e mantenere la temperatura ambientale a 18-20 gradi. Anche l'impiego del ciuccio nel sonno dopo il primo mese di vita, può ridurre il rischio Sids.
Le pensioni d’oro costano 45 miliardi
ROMA
Come dice il premier Enrico Letta, sulle pensioni il tema resta quello dell’indicizzazione. «Che va portata avanti fino al suo completamento», spiegava ieri il presidente del Consiglio, ospite di «Domenica In» su Raiuno. Proprio nel giorno in cui tornava a montare la polemica sulle pensioni d’oro con la pubblicazione degli ultimi dati dell’Istat.
Nel 2011, il 5,2% dei pensionati (861mila persone in tutto), che percepisce un assegno mensile superiore ai tremila euro, ha assorbito in tutto 45 miliardi, vale a dire il 17% della spesa previdenziale. Poco meno di quanto sborsato per i 7,3 milioni di italiani, il 44% del totale, il cui reddito non supera i mille euro al mese. In cifre 51 miliardi in tutto, pari al 19,2% della spesa complessiva.
Questione, quella delle pensioni d’oro, tornata d’attualità con le considerazioni, tutt’altro che confortanti, contenute nella relazione illustrativa che ha accompagnato la Legge di stabilità all’esame del Parlamento. Nella quale si sottolinea come la restituzione ai super pensionati di quanto avevano perso con lo stop alla rivalutazione dei trattamenti pensionistici superiori a cinque volte il minimo per gli anni 2012-2013, pesi sulle casse dello Stato per 80 milioni di euro. Lo stop alle indicizzazioni era stato deciso nel luglio 2011 dal governo Berlusconi, ma era stato successivamente dichiarato incostituzionale dalla Consulta. Decisione per effetto della quale, al fine di rimborsare le somme versate all’entrata del bilancio dello Stato, si legge nella relazione, è stato istituito «un apposito fondo nello stato di previsione del ministero dell’Economia e delle finanze, con una dotazione di 40 milioni di euro per ciascuno degli anni 2014 e 2015».
Cifre mica da ridere, se lette in parallelo con l’ultima fotografia scattata dall’Istat. Che richiamando la forbice distributiva tra i pensionati d’oro e quelli al minimo, rende lo squilibrio ancora più evidente: un milione di teste, in termini di spesa previdenziale, vale quasi come più di sette milioni di persone. Una frattura nella quale resta, inoltre, marcato anche il divario tra donne e uomini, che rappresentano il 76,3% dei pensionati over tremila euro al mese, quasi otto su dieci. Nel confronto con l’anno precedente, sempre in base alle ultime proiezioni pubblicate dall’Istat a fine ottobre, colpisce anche il tasso di crescita dei super pensionati. A fronte della diminuzione del numero complessivo dei pensionati italiani, calato di 38 mila unità, nel 2011 nella fascia di quanti percepiscono più di tremila euro mensili si sono aggiunte altre 85 mila persone (+10,9%), con un aumento della spesa di 4,6 miliardi di euro. In generale c’è una tendenza alla «migrazione» dei pensionati verso classi d’importo maggiore, sottolinea l’istat, spiegabile sia con la perequazione annuale, sia con il fatto che il valore medio delle nuove pensioni è maggiore di quello delle cessate. Infatti sempre nel 2011 si è verificata anche una diminuzione dei pensionati sotto i mille euro (di quasi 250mila teste, -3,3%).
Tenendo presente che si sta parlando di pensionati e non di pensioni: una stessa persona può essere titolare di più trattamenti (pensioni di vecchiaia, invalidità, sociali e altro). La distribuzione dei pensionati per classe d’importo risente infatti della possibilità di cumulo di uno o più trattamenti sullo stesso beneficiario. Sempre nel 2011 quasi un quarto dei pensionati è stato destinatario di un doppio assegno. Probabilmente con il blocco dell’indicizzazione e gli altri cambiamenti che hanno toccato il mondo delle pensioni dalla fine del 2011 qualcosa oggi è cambiato, ma si tratta comunque di dati consolidati, riflesso di situazioni che permangono negli anni. Tra la fascia dei pensionati al minimo e quella degli assegni d’oro, vivono i 6,3 milioni di italiani che percepiscono un assegno tra i 1000 2 i 2000 euro e i 2,1 milioni di persone che ricevono tra i 2000 e i 3000 euro al mese. E che completano l’esercito dei 16,6 milioni di pensionati.
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